Ritorno, o quasi, alla normalità

Back to normal!

Foto di Brett Sayles da Pexels



Tra giugno e luglio ho avuto la netta sensazione di poter tornare alla normalità, dopo un anno e mezzo di restrizioni, lunghe giornate lavorative e serate passate in casa, e poche interazioni sociali di persona, rigorosamente limitate a piccolissimi gruppi.

Anche se non siamo ancora fuori dall'incubo del Covid, sento l'ottimismo crescere, e sono convinto che le ondate successive non metteranno in crisi ospedali e personale come abbiamo visto in passato (ogni simbolo scaramantico è d'obbligo).
Questa fiducia nasce dall'effetto della campagna vaccinale che, anche se tra mille difficoltà e polemiche un po' in tutti i Paesi, si sta dimostrando l'arma piu' efficace per tenere le rianimazioni degli ospedali semivuote o comunque entro limiti gestibili. 

E' così che qui in Svizzera almeno, si sono andate diradando sempre più le restrizioni che erano state imposte nei mesi scorsi dai tre livelli amministrativi della Federazione.

Ma iniziamo con ordine

Iniziamo con il dire che qui in Svizzera un vero lockdown non c'è mai stato; non abbiamo avuto coprifuoco o divieto di girare per le strade, ad eccezione di posti tipici di assembramento che sono stati direttamente chiusi al pubblico, come ad esempio il lungolago di Zurigo la scorsa estate, e non abbiamo avuto l'obbligo di mascherina all'aperto. 

Abbiamo però avuto le chiusure di bar, ristoranti, cinema e teatri, così come di ogni spazio di assembramento. 
I raggruppamenti di persone erano limitati a 5 anche all'aperto, così come nelle case private. 
Si richiedeva il rispetto del distanziamento di 1,5 mt. Ad un certo punto girava persino la battuta secondo cui, all'imposizione del metro e mezzo di distanziamento, gli Svizzeri si chiedessero l'un l'altro: "ok, ma perché dobbiamo stare così vicini..?". Humor a parte, è indubbio che per i paesi nordici il rispetto delle distanze sia piu' semplice che per le persone della parte sud del Mediterraneo.
Era vietato il canto al chiuso e permesso solo all'aperto. 
Si poteva andare in ufficio solo se si aveva un ufficio individuale.
La mascherina era obbligatoria al chiuso e nei mezzi di trasporto.

Queste regole erano valide un po' in tutta la Federazione, poi ciascun Cantone poteva inasprirle a piacere.

Fine giugno e la rimozione delle restrizioni.

Poi, con l'inizio della vaccinazione e l'arrivo dell'estate, l'incidenza dei contagi ha iniziato a scendere così come l'occupazione delle terapie intensive, e le regole si sono via via rilassate, permettendo nell'ordine:
  • la riapertura di bar e ristoranti, senza musica e solo all'aperto in un primo momento, al chiuso e con la musica successivamente; 
  • la riapertura di cinema e teatri, con i primi spettacoli di media grandezza; 
  • la possibilità di incontrarsi all'aperto o al chiuso in numeri superiori a 5;
  • la rimozione dell'obbligo di mascherina al chiuso;
  • la possibilità di tornare in ufficio senza limitazioni di sorta.
Solo parzialmente rasserenato dalla situazione, visto che i TG che seguo (italiani, purtroppo) sono ancora focalizzati sul nuovo incremento dei contagi (grazie e graziella, dopo il via libera ad ogni assembramento per via dei campionati di calcio europei...), ieri sera allora sono uscito per andare in un locale sul lungolago: musica, privee con divanetti, una piscina e qualche tavolino, due bar, il tutto all'aperto, nel risicato spazio tra una struttura industriale e l'argine del lago, su sabbia riportata, a simulare una situazione da chiringuito delle Canarie.  

All'ingresso del locale, due ragazzi dello staff con un cellulare registravano le persone entranti, controllandone il passaporto vaccinale, che in Svizzera è stato previsto già compatibile con il green pass europeo, e visualizzabile da smartphone sotto forma di QR code. Chi ne fosse stato sprovvisto doveva percorrere 20 metri a piedi fino al punto di test per il Covid piu' vicino e farsi fare gratuitamente un tampone, aspettare 15 minuti e ricevere l'esito del tampone direttamente sul cellulare, ancora sotto forma di QR code nella stessa applicazione del passaporto vaccinale, per mostrarlo ai ragazzi dello staff all'ingresso. 



Ancora una volta la Svizzera, mia casa d'adozione, mi lascia impressionato positivamente dall'organizzazione impeccabile e dalla totale assenza di lamentele, sia da parte degli astanti all'ingresso, che si accodavano placidamente per farsi scansionare il QR code, o attendevano l'esito del tampone, sia da parte dei gestori del locale o dei ragazzi dello staff all'ingresso che gentilmente scansionavano e "timbravano" i clienti, come nelle discoteche negli anni '90, per evitare di dover riscansionare gli smartphones di chi si fosse già "accreditato".
Se sei un "no vax" e "no test", allora no, te ne stai fuori e non entri. Semplice e funzionale. 
Nessuna lamentela da parte dei gestori del locale nonostante il costo che due persone all'ingresso possano per loro rappresentare, con i costi del lavoro qui a Zurigo, e nonostante la presunta diminuzione dell'afflusso dei clienti a causa della "misura liberticida". 
Nessun dramma da parte degli avventori, che se ritengono un loro diritto quello di prendersi una birra con musica e gente, capiscono la necessità di verificare di non essere contagiosi all'ingresso, e di lasciare i propri dati per il tracciamento dei contatti, nel caso sfortunato in cui una persona dei presenti fosse risultata positiva ad un successivo controllo.
Bellissimo.
Entro, e mi sembra di essere lontano migliaia di chilometri dalla pandemia e dalle restrizioni dei mesi scorsi.

E il mio pensiero va all'Italia. 
Alle inutili polemiche continue sull'utilità o meno del vaccino, sulle riaperture e sui ristori, sul fatto che usare il passaporto vaccinale sarebbe discriminatorio e fare il vaccino sarebbe persino pericoloso. Quante energie sprecate in inutili polemiche! 
Qui si fa la cosa piu' semplice, ovvia e funzionale per il bene di tutti. 
E' chiaro a tutti e nessuno cerca di strumentalizzare la cosa per chissà che motivo. E guarda un po': funziona! 
Dentro il locale nessuno indossa la mascherina, non ci si sente minimamente a rischio e ci si gode la serata, la musica, la gente e la birra!
Nella speranza che questi esempi vengano replicati appena 300km a sud, che si possa tutti godere almeno un po' questa seconda estate di pandemia e ci si possa finalmente rendere conto che se ne esce solo insieme, tutti.



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