Ricordi del 2006 - Campionato del Ponente Ligure, regata 1

Lo avevo anticipato qui, ed eccolo! Quello che segue è il diario di una regata del campionato del ponente ligure, che scrissi nel lontano 2006. E' un bel ricordo per me, mi ha divertito rileggerlo in questi tempi difficili e mi fa piacere condividerlo qui, spero vi diverta!


I temerari del giorno prima, al secolo Franz, Michele, Emanuel e Giulio si incontrano all’ Holiday Inn di Assago alle 8:00 di mattina (di sabato!!!) per essere a Genova alle 10:00, carichi come molle da bucato e al tempo stesso annebbiati dagli stravizi notturni e dall’alzataccia. A Genova il 5° dell’ ave maria, Agostino, li aspetta già in barca, mangiato e pronto per dominare il golfo di Genova. A ranghi ridotti, alla fine si salpa alle 11:00, dopo aver ingurgitato focaccia in abbondanza al naturale e farcita con prosciutto e formaggio. I ruoli temporanei sono i seguenti:

  • randa – immancabile Agostino
  • timone – Michele, chi senno’??
  • prodieri – Franz ed Ema
  • mr winch – Giulio

La giornata riserva un bel vento da terra che ci fa sfrecciare a velocità supersoniche senza l’ausilio dello spi (e te lo credo: il tangone ci aspettava triste triste in banchina…), e nonostante il profilo di randa davvero osceno! Il mare è bello spianato, il cielo tra il grigio scuro e il grigio chiaro, ma a sprazzi esce un sole che sembra una benedizione; insomma ci sono davvero tutti i migliori auspici per dar fuoco alle polveri nella gara dell’ indomani! Tra una virata e una strambata ci si accorge che mancano nell’ ordine: bandiera italiana, salvagente e riflettore radar… fortuna che siamo tutti patentati, senno’ ci si dimenticava anche lo scafo.


Al rientro dopo il riposo di rito, si esce a fare un giro per Zena, attraverso i caruggi della zona del porto. Il giro si è poi allargato a zone ignote ai più, forse anche agli stessi genovesi! La scelta del ristorante è il principale problema della sera: ci hanno consigliato un posto, ma da bravi marinai, dobbiamo chiederne conferma a qualche autoctona, la tipa dell’ edicola per esempio, che ci sconsiglia caldamente il posto ove eravamo diretti, e si raccomanda che andiamo da “LA SANTA”. Santa o no, l’ edicolante si è rivelata bugiarda, e se si fosse stati nel medioevo al rogo ci sarebbe andata co’ tutta l’edicola! Non è il cappottino il problema, ma il cibo non era davvero nulla di che. In compenso il vino è sceso giu’ senza alcun problema ed ai 3 litri di bianco è anche seguito un grappino per tutti ed un wisky doppio per pochi (indovina chi..?) A questo punto, imbenzinati a dovere, si cerca IL locale in cui passare il dopo cena in attesa del resto della marmaglia: Alesso e Fabio. L’8° del gruppo Simone, ci avrebbe raggiunti solamente il giorno dopo.

La scelta del locale ricade su una vecchia conoscenza dei nostri eroi, e qui si iniziano i giri, come dire… ah ecco: digestivi. Il clima si scalda, il locale si riempie, anche Alessio e Fabio sono ormai arrivati; tutti insieme si balla e si beve , e ogni tanto si solleva qualche nero, che apprezza e come segno della sua gratitudine ricambia con un ricamo nigeriano direttamente sul naso del nostro Franz! In realtà sull’ accaduto esistono molte versioni, l’unica cosa certa è che all’ uscita del locale il Franz è più rosso di un montepulciano d’abruzzo, incazzato come un ciuaua e pronto a tenere testa al buttafuori (anch’egli nero) del locale, la versione rapper dell’incredibile hulk. Tornati a fatica in barca, ci restano poche ore di sonno: sono ormai le 3:00 e la partenza è fissata per le 7:00 visto che alle 11:00 la gara inizia davanti a Cogoleto.

03.12.2006
Alle 7 siamo in piedi quasi tutti, ma quasi nessuno è sveglio e lo scambio di parole durante il trasferimento è ridotto a “hu?” e “aah”. Minimalismo tattico! 
Verso le 11:30 Franz si sveglia; non è solo in piedi, è visibilmente quello messo meglio di tutti e riesce a parlare: “ma che è successo ieri sera?” non c’è tempo di chiamare un esorcista, la gara ci aspetta! Arrivati davanti a Cogoleto ci rendiamo conto che il peggio si sta verificando: non c’è un filo di vento. Ed è così per un’ altra ora, ma il comitato ci crede e si fa beffe di chi gli intima di dare il via alla gara al primo alito di vento o a chi gli intona “io me ne andrei” (di Baglioni, Tinello, Bortone) sul VHF.

Finalmente si parte: con poco vento sulle prime Eva arranca e siamo penultimi alla prima boa. Qui l’equipaggio, per non perdersi d’animo ricorre ad Ago “juke box” Massa, che nonostante il mare looongo intona un repertorio degno di Demo Morselli. Forse per i canti propiziatori, forse perchè lassu’ qualcuno ci ama, avviene il miracolo: il vento rinforza ed Eva mostra tutta la sua natura corsaiola recuperando posizioni su posizioni. Certo, le manovre con lo spi sono lente e ingarbugliate e talvolta si ha la sensazione che il danno sia più del guadagno; ma alla fine si riesce a terminare la regata in posizione più che onesta.

Ed ora, le temutissime.

  • Alessio – prodiere – ancora un po’ impacciato nel ruolo, arma il braccio del tangone sullo strallo, ma dimostra di avere cuore e fegato e recupera anche le situazioni più toste. Ma quando ci ridarai “un abragio”??
  • Emanuel – prodiere – veloce come una faina, sguiscia a dritta e a sinistra sempre armato della fida cicca spenta. Come Gighen!
  • Fabio – teiler – un po’ giu’ di tono con mr winch a causa del mare lungo che reclama la sua colazione (quella di Tinello, ndr). Ma allo spi si trasforma e sfoggia una padronanza del pompaggio inaspettata. Diavolaccio!!
  • Simone – drizze – impeccabile gestisce drizze di spi, di randa di genoa, forze dal basso e dall’ alto con la maestria di un amante su una giovane puledra. E Eva dimostra di apprezzarlo. Latin lover!
  • Franz – prodiere – rapido e preciso come sempre, non sembra neanche avere il cerchio alla testa. E alla domanda “le vele sono a segno?” risponde con un ” mi vado a predere una birra!”. Incorreggibile!!
  • Agostino – randista – il mare lungo ha la meglio anche su Ago che resiste fino alla fine per poi passare il rientro in posizione fetale, ma sempre con la scotta in mano! Parafrasando il poeta, il mal di mare ha 2 fasi: la prima, brutta, è quella in cui credi di morire. La seconda, tremenda, è quella in cui ti rendi conto che non morirai. Forza prof!!
  • Michele – tattico e timoniere – il mare gli da’ ragione e stavolta Eva l’accompagna nell’ impresa. Lo spi rimane il suo grande cruccio: l’equipaggio è ancora troppo lento nelle manovre di issaggio, ma a furia di farci provare… a quando un ingresso in porto con lo spi?? Temerario!
  • Giulio – tailer – quello buono. Stava per morire prima della gara, ma tira fuori orgoglio e maroni e dà grade prova di abilità regolatorie. Certo, con lo spi ancora fatica, ma finchè gli armano il braccio del tangone da n’artra parte… 😉
  • Eva – la barca – a dispetto dell’ aspetto sciatto della vigilia, si presenta truccata e armata di tutto punto incluso tangone e con un nuovissimo invidiabile profilo di randa, con meolo cazzato. Il mare se ne accorge e cede al suo fascino senza opporre resistenza. Zoccola (nel senso buono!)

A proposito… siamo arrivati primi!!



Paniere crescita - il ruolo degli ETF

In precedenti articoli abbiamo parlato di motivazione per investire, di piano di investimento, di come si debbano distribuire i risparmi in diversi panieri, in modo da ridurre il rischio e pianificare i propri obiettivi di Indipendenza Finanziaria e recentemente dei brokers.

In questo articolo vogliamo entrare un po' piu' nel dettaglio di una possibile composizione del cosidetto "paniere crescita", in particolare la parte costituita da ETF.



ETF sta per Exchange Traded Fund, o fondi scambiati sul mercato azionario. 

Questi sono dei prodotti finanziari che a loro volta sono composti da altri prodotti finanziari, ed essendo quotati sul mercato azionario, è possibile comprarli e rivenderli con le stesse modalità con cui si scambiano le azioni, attraverso un broker. Le basi su cosa sia un ETF potete trovarle qui.

Gli ETF che a mio modo di vedere sono piu' interessanti ai fini dell' investimento per un'audience non professionista sono i trackers degli indici di mercato. Si tratta di prodotti che replicano l'andamento di uno specifico mercato azionario, come ad esempio il VT, o il VTI, che replicano rispettivamente l'insieme delle principali azioni mondiali, e l'insieme delle principali azioni USA. 

Esistono un'infinità di ETF, ed esistono una pletora di entità che li emettono, come ad esempio Vanguard o Lyxor; alcuni di essi, pur essendo di proprietà di diversi emettitori, hanno l'obiettivo di replicare lo stesso indice; ad esempio nell'immagine sotto sono listati alcuni degli ETF ad accumulazione che replicano l'SP500: 




Ho citato ETF ad accumulazione, ma che significa?

Gli ETF possono gestire i profitti secondo due principali metodologie:

1. Ad accumulazione - cioè l'ETF accumula il valore delle azioni sottostanti che distribuiscono dividendi, reinvestendoli in volumi aggiuntivi dell' ETF stesso. In questo modo vi sarete risparmiati una parte dei costi di transazione, poichè è l'ETF stesso a ricomprare volumi aggiuntivi quando ce n'è la possibilità, ottimizzando l'azione dell'interesse composto sull'intero capitale investito.

2. A distribuzione - cioè l'ETF "paga" i dividendi delle azioni sottostanti. Questo approccio potrebbe non essere ottimizzato dal punto di vista fiscale, infatti in molti stati la distribuzione del dividendo viene tassata al momento dell'emissione, riducendo così significativamente l'effetto moltiplicatore dell'interesse composto. Tuttavia, l'uso di ETF a distribuzione è preferibile quando si è già ottenuta l'indipendenza finanziaria, potendosi usare i dividendi per coprire le proprie spese di vita.

Oltre alla differenziazione per modalità distributiva, è utile citare le tipologie di ETF per modalità di replica. In questo senso esistono due tipi di ETF: a replica fisica e a replica sintetica. I primi sono panieri di azioni che vengono realmente comperate e vendute sul mercato azionario per replicare la composizione dell'indice di riferimento. Comprare uno di questi ETF quindi corrisponde a comperare le azioni di cui è costituito, pro quota. I secondi non acquistano le  azioni, ma replicano sinteticamente l'indice utilizzando altri strumenti finanziari. Questi sono strumenti piu' puramente speculativi, sono piu' complessi e meno trasparenti, anche se in alcuni casi la replicano l'indice di riferimento in modo piu' efficiente della controparte fisica, se non è costituita dall' intero paniere ma da un campione di esso. 

Poichè ciascuna azienda quotata in borsa ha come chiaro obiettivo chiaro la massimizzazione del valore per i propri azionisti, gli indici borsistici, composti da queste aziende tendono a crescere complessivamente in valore. Poichè gli ETF sono i prodotti che passivamente possono replicare un indice borsistico, essi sono un ottimo strumento di investimento in quanto hanno bassi costi di gestione e possono al contempo minimizzare il rischio di investimento pur permettendo di prendere beneficio della continua ascesa dei mercati. Ovviamente anche per gli ETF come per le singole azioni, il rapporto tra fattore di rischio e guadagni attesi cambia a seconda delle azioni di cui è composto l'ETF.

E allora, su quali ETF occorre investire? Ce ne sono davvero molti a disposizione, ed è una buona norma fare una buona ricerca prima di scegliere il candidato ideale. 

In breve, seguendo l'approccio dei Bogleheads, i seguaci di Jack Bogle il fondatore di Vanguard, per motivi di diversificazione ai fini della FI si dovrebbe scegliere un portafolgio semplice, ad esempio costituito da due ETF, uno azionario che replichi tutti gli indici mondiali, di capitalizzazione elevata ed elevata liquidità, l'altro sui Bond governativi modiali. 

Mentre si investe attivamente nel tentativo di raggiungere il patrimonio necessario per la FI, occorrerebbe scegliere la strategia ad accumulazione, per poi passare a quella a distribuzione non appena si è raggiunto il patrimonio obiettivo.

In sostanza, se si vuole investire e perseguire l'indipendenza finanziaria, con l'utilizzo degli ETF è possibile farlo senza essere esperti. 

E' sufficiente selezionare due ETF grandi abbastanza, liquidi, con una replica di un indice il piu' differenziato possibile e con costi bassi come ad esempio:

VWRA - Vanguard FTSE All-World USD Accumulating
IGLA - iShares Global Government Bonds – Accumulating

e definire una percentuale per ciascun ETF, e ribilanciare periodicamente.

Quale che sia la strategia che scegliete, seguitela senza farvi assillare dalle notizie di mercato, il tempo e la pazienza sapranno ripagarvi!

Realtà Virtuale, il gioco perfetto

Prendi un sabato di brutto tempo, 4 amici anticonvenzionali e con una sana vena nerd, che con noi fanno 6, una sala giochi in realtà virtuale, mescola tutto lentamente e...


Il teaser

Era lo scorso inverno quando avevo iniziato a vedere gli annunci pubblicitari della Fusion Arena su Facebook; un breve video che mixava spezzoni di azione "reale" con persone vestite con corpetto, sensori, cuffia e armi giocattolo, con sequenze dell'azione nel mondo virtuale corrispondente, ricco di zombie, enigmi e musica metal martellante. Il mio cervello razionale ci ha messo circa 2 secondi per arrivare all'ovvia conclusione: "Fichissimo, devo provarlo al più presto"


Dopo mesi di indecisione, temporeggiamenti, e tentativi di convincere mia moglie che sì, sparare virtualmente, immersi in un ambiente virtuale può davvero essere divertente, alla fine ci siamo decisi a provarla, la Realtà Virtuale.

Probabilmente per l'arrivo dell'autunno, o semplicemente perché l'avevo sfinita, la santa donna mi ha accontentato e abbiamo organizzato un sabato sera al fulmicotone, alla Fusion Arena di Zurigo, coinvolgendo altre due coppie di amici, italiani anche loro.

Abbiamo prenotato online, selezionato il gioco a cui avremmo partecipato (Showdown PvP - un team deathmatch a squadre) e ricevuto regolare email di conferma con tutte le istruzioni del caso.


Una buona preparazione 

All'arrivo, l'arena era occupata dal gruppo precedente a noi, che a giudicare dal numero elevato doveva aver provato una delle avventure di esplorazione.

Fanculo l'esplorazione, noi volevamo il sangue.

La ragazza al bancone, Bonnie, ci spiega dettagliatamente, in inglese, come funziona il gioco, mentre alle sue spalle scorrono le immagini del training della StadtPolizei di Zurigo, a mezzo della Realtà Virtuale. Molto bene.



La signorina ci spiega il gioco utilizzando una pagina plastificata che tiene tra le mani e con cui ci mostra due riquadri di colore rosso e blu rispettivamente a due degli angoli opposti della pagina, ed una linea blu dal centro verso il riquadro blu e rossa dal centro verso il riquadro rosso. Questi rappresentano le nostre stazioni base, ci dice, ed il percorso per arrivarci. Mentre ci racconta che i riquadri grigi rappresentano gli ascensori per permetterci di muoverci su più livelli, mentre i nostri corpi mortali rimangono ancorati nello stanzone e tutti allo stesso piano, ricordo come la mia fantasia abbia davvero iniziato a visualizzare come sarebbe stato di li a poco, riportandomi ai tempi ormai antichi nei quali da ragazzetto squattrinato, con tutta la mia compagnia di allora, si andava a giocare al Laserdrome di Cattolica. 

Ci spiega che nel gioco potremo camminare, ma non correre o saltare o sdraiarci a terra; e dovremo cercare di tenerci a distanza di un braccio l'uno dall'altro, ed in generale non dovremmo barare, cioè nasconderci all'interno dei muri. Non avresti dovuto dirlo, Minnie

Il gioco, continua, inizierà quando sentiremo una sirena, e quando la sentiremo nuovamente vorrà dire che il round è finito e dovremo tornare alla nostra stazione base per il trasferimento alla struttura militare successiva, il tutto per 3 round di amorevoli fucilate tra coppie sposate, cadenzati dal suono di una sirena...ehm.

Mindy entra quindi nella stanza della VR, e ne esce con un fucile di plastica dalle linee futuribili. E' la nostra arma, dotata di pulsante di ricarica e pulsante per cambiare modalità... da fucile d'assalto a fucile da cecchino. Molto interessante. Purtroppo, ci spiega, non c'è lanciagranate, e non è neanche possibile colpire il nemico da tergo con il calcio del fucile. Peccato!

Quando entriamo nella sala VR siamo tutti ben gasati, è una stanza nera, vuota, sul soffitto ci sono una serie di telecamere agli infrarossi e sul lato sinistro 10 postazioni numerate per la "vestizione". Qui ciascun giocatore indossa un corpetto, un sensore per ciascuna mano, un sensore per ciascun piede, un visore per la realtà virtuale, cuffie con microfono e ovviamente l'arma. 


Ormai vestiti di tutto punto, e completamente al buio per via dei visori ancora spenti, l'aria si fa elettrica. Quando ecco che la luce prorompe e ci proietta in un ambiente bianco, asettico, nell'attesa che il "gioco" venga caricato. 


Al mio via, scatenate l'inferno

Pochi secondi ancora immersi nel bianco ed ecco che all'improvviso ci troviamo tutti insieme su un dirupo virtuale. Ci guardiamo intorno, ognuno di noi sembra indossare una tuta da ranger del futuro, ognuna di un colore diverso, la testa coperta da un casco integrale. Il dirupo ha una stradina selciata che ci conduce ad un unico punto sospeso sul mare, il punto di raccolta da cui avrà inizio la nostra guerra. Già sappiamo cosa dobbiamo fare: i ragazzi seguire il percorso rosso e le ragazze seguire quello blu, arrivare alla propria stazione base, toccare insieme il diamante che troveremo li. 

Inizia così il primo round, si spara, si cerca il nemico, ci si ricorda a intermittenza di abbassarsi, star coperti dietro i muri e le porte, sbucare da una finestra, ci si ricorda sempre poco di ricaricare, e quando finalmente ti ho sotto tiro... maledizione mi hai beccato! Sirena, si torna alla base.

Primo round a nostro favore, ma le ragazze sono agguerrite, e il fuoco amico non scherza. La pedana si sposta e ci porta all'ingresso della seconda arena, dove facciamo largo uso degli ascensori e del fucile da cecchino, entrambe le squadre. Anche il secondo round ci è largamente favorevole. Molto bene, visto che l'unica cosa che non possiamo permetterci è la sconfitta.

Il terzo round è in un posto strano, gli ascensori portano a torrette la cui geometria non è verticale, ma obliqua, Un  paradiso per i cecchini. Qui mia moglie da il meglio di se, ma non basta a colmare il divario. Sirena, si torna alla stazione base, il gioco è finito.

Quando le luci si accendono e togliamo i visori siamo sudati come se avessimo fatto 2 ore di crossfit, ma il gioco non può essere durato più di 20 - 25 minuti. Siamo tutti gasatissimi e ci spostiamo fuori a commentare i risultati: quante uccisioni, quale accuratezza, quanti proiettili sparati, e il punteggio per ciascun giocatore, e per ciascuna squadra. Anche Barbie è stata carina, ci ha filmati e ci ha passato il reperto sottobanco, davvero apprezzato. 

All'uscita dall'Arena non si parla d'altro che di sequenze del gioco appena fatto, come in un moviolone del Processo del Lunedì, commentato dai protagonisti dell'azione in campo. Ci dirigiamo in un Pub per birre e patatine, a chiudere un bel sabato sera alternativo. 

Ma la soddisfazione più grande non è né la vittoria, né aver fatto bene personalmente, né il video, né la birra con patatine: è vedere l'espressione entusiasta delle mogli che con una vena sanguigna negli occhi, ci giurerei, si sono subito messe a rilanciare, a dire che dobbiamo rifarlo, magari contro gli zombie, o semplicemente tra noi ancora, per una rivincita. 

Eh sì, credo proprio che non mancherà la rivincita.


La FI e il Tempo

L'altra mattina, come avviene occasionalmente da quando il Covid-19 ha introdotto forzatamente lo smart working nelle nostre routine quotidiane, stavo guidando verso l'ufficio, e ascoltando un podcast sulla Indipendenza Finanziaria ho iniziato a pensare alle motivazioni profonde che mi fanno inseguire il traguardo della FI.
Ne ho parlato già in passato, nel post sulle motivazioni per la FI, ma questa volta volevo porre più attenzione sul fattore tempo.




E' evidente a tutti che il tempo è essenziale per chi vuole diventare finanziariamente indipendente: gioca un ruolo chiave il tempismo nell'iniziare ad investire poiché prima si inizia, prima si raggiunge l'agognato traguardo; gioca un ruolo chiave in combinazione con l'interesse composto in quanto è proprio del tempo che i nostri soldi hanno bisogno per sviluppare e moltiplicare i guadagni, ed infine, in molti casi se non in tutti, è proprio il tempo il valore finale che si vuole guadagnare nel diventare finanziariamente indipendenti.

Pensateci: in quanti abbiamo una routine quotidiana a cui ci siamo assuefatti che ci costringe a spendere grossa parte del nostro tempo in attività lavorative, più o meno soddisfacenti?
Se non avessimo la necessità di farle, le faremmo comunque? Come utilizzeremmo il tempo a nostra disposizione?

Sono sicuro che queste domande sono comuni a tutti e ciascuno di noi si è fermato più volte a valutare come riempirebbe il proprio tempo nel caso in cui non avesse bisogno di lavorare. L'anno scorso, ad un incontro tra "Mustachians" ho perfino incontrato un ragazzo non ancora quarantenne appena approdato al suo numero FI (il capitale che gli ha permesso di smettere di lavorare), ed il suo principale pensiero era: ed ora come riempio il tempo a mia disposizione?
Credo che sia il problema più bello di tutti da porsi, perché la risposta a questa domanda la si può pensare in assoluta libertà, scegliendo cosa fare, con chi e quanto tempo dedicarci, senza l'assillo di star togliendo tempo ad un'attività lucrativa.
D'altra parte, il motivo ultimo per cui io stesso punto ad essere indipendente finanziariamente non sono i soldi in se' o la possibilità di permettermi sfizi. E' il poter amministrare in modo del tutto arbitrario il mio tempo, che è la valuta più preziosa di tutte. 
Infatti, mentre i soldi vanno e vengono, il tempo se ne va e basta. 

Ma il tempo che dedichiamo ad inseguire questo sogno come lo dobbiamo considerare? E' forse tempo di serie B? Ovviamente no! 

Recentemente, dopo che ho iniziato a scrivere sul blog, ho parlato con un amico che non era convinto della possibilità di raggiungere l'indipendenza finanziaria. 
Il suo argomento principale era che abituati ad un tenore di vita, non si poteva passare ad un tenore inferiore per mettere via un piccolo capitale, comunque non sufficiente per potersi dichiarare finanziariamente libero. Alla fine abbiamo poco tempo ed è meglio goderselo al meglio, senza sacrifici, diceva.

Ma davvero dobbiamo fare sacrifici nel tempo necessario a raggiungere la vetta? Magari sì, ma come in una scalata, buona parte del piacere sta nella salita, anche se è faticosa. Provate voi stessi a salire a piedi sul Cervino, o ad arrivarci con l'elicottero. E' tutta un'altra soddisfazione, ed il tempo impiegato nel cammino è piacevole tanto quanto il godersi il panorama dalla vetta, e lo stesso piacere nel godersi il panorama è diverso, se si è dovuto faticare per arrivarci. 




Tornando agli argomenti del mio amico direi quindi che:

1. Non si deve necessariamente ridurre il proprio tenore: si deve pero' eliminare il superfluo e ridurre il costo di ciò che è utile e di ciò che è necessario. D'altronde durante la salita sul Cervino porteremmo solo ciò che serve e sacrificheremmo pesi inutili e superflui... 

2. Anche se il traguardo non può essere raggiunto in pieno, il raggiungimento di un traguardo parziale può comunque renderci più liberi, ad esempio nel renderci più agiata l'età della pensione, o semplicemente permettendoci di scegliere un lavoro piuttosto che un altro, o permettendoci di porre fine ad un'esperienza lavorativa non gratificante senza l'assillo di arrivare a fine mese. 

3. Il percorso che si inizia cercando la FI ispira e diverte; ispira perché crea un obiettivo, per cui si deve creare un piano da seguire, rivedere, correggere e migliorare in cicli iterativi. Diverte, perché la ricerca di soluzioni alternative e migliori per noi crea tutta una serie di situazioni nuove con cui confrontarsi, che altrimenti non conosceremmo affatto. 

Il tempo che impieghiamo a raggiungere l'indipendenza finanziaria non è un tempo di sacrifici e rinunce. E' un tempo in cui ci si mette in discussione continuamente per capire cosa davvero conta per noi, e in questo senso è un tempo investito per conoscerci, ed è davvero piacevole, così come la camminata verso la vetta è un tempo in cui si contempla, si pensa e ci si sente gratificati.
E poi si stimola il proprio lato imprenditoriale! Non dimentichiamoci che per raggiungere l'indipendenza finanziaria occorre tanto aumentare le proprie entrate quanto ridurre le proprie spese. Quindi ci si deve sforzare per ottenere entrate extra, e per investire tutto il possibile.

Ed infine, se il tempo potesse scorrere all'indietro, vorrei senz'altro essermi avvicinato a questi temi in gioventù, aver programmato la mia vita per poter essere già finanziariamente indipendente a quarant'anni, e sedendomi con il "Mustachian" di prima davanti ad una birra chiedergli "allora, cosa vogliamo fare di buono per il mondo?"

CINEMA - The Social Dilemma

Ne parlano in molti ormai da giorni, è il nuovo docufilm di Netflix, che ha come tema i Social Networks e il loro effetto sulla vita degli individui, delle comunità e dell'intera società.

L'impianto è semplice: una serie di interviste ad ex managers di Facebook, Google, Instagram, Pinterest e altri, intervallati da una storia di famiglia normalmente alienata dall'uso dei social networks, ove un'entità terza, tecnologica e potente, compete con gli altri esseri umani che ruotano attorno a ciascun membro della famiglia per la conquista della loro attenzione e del loro tempo.


Sebbene nei temi trattati non ci siano grandi novità per chi mastica un po' di tecnologia o è semplicemente appassionato di novità, trovo che ci siano nel film alcuni spunti di riflessione degni di nota di cui stiamo già facendo esperienza tutti quanti, corroborati da grafici e numeri. Provo a riassumerli qui.

1. La tecnologia è neutra. Finché qualche umano non decide di provarla per scopi diversi da quelli per cui era stata creata. Quante volte è già successo nel passato? Si pensi solo alla scoperta dell'energia nucleare, per fare un esempio... le tecnologie social in senso esteso non fanno eccezione ovviamente: Google è nato per creare una copia di internet e renderne efficienti le ricerche. Oggi i suoi algoritmi di monetizzazione rendono i suggerimenti automatici per la ricerca diversi a seconda di chi stia scrivendo poiché Google sa che l'utente ha una posizione specifica su quell'argomento, suggerisce i risultati in linea con le sue posizioni. Ma allora rischia di diventare un grande amplificatore del bias cognitivo di conferma, anziché un mezzo per la ricerca della "verità". Analogamente Facebook, nato come applicazione per eleggere la più bella del campus, si è trasformato oggi nel primo media per news, contenuti di intrattenimento e contenuti politici grazie ai suoi algoritmi di monetizzazione. Con la differenza che il controllo sulle fake-news è pressoché assente. Questo porta al punto successivo:

2. Non tutta la tecnologia è neutra, in effetti. Gli algoritmi di monetizzazione si basano su un concetto: vinci l'attenzione dell'utente. Questo porterà alla possibilità di introdurre messaggi pubblicitari. Che però devono essere mirati. Quindi: vinci l'attenzione dell'utente, e mantienila con messaggi pubblicitari di suo interesse. Grazie ai dati sulle nostre abitudini e preferenze raccolti da queste piattaforme ciò è possibile, e fin qui siamo ancora nell'ambito della neutralità della tecnologia. Quand'è che essa vacilla? Quando la psicologia e le tecniche di manipolazione si intrecciano con gli algoritmi per la monetizzazione. Infatti, come da sempre nel settore pubblicitario, l'obiettivo è ingaggiare il cliente facendo leva sulle sue emozioni, parlando al suo inconscio emotivo ed istintivo e bypassando quanto più possibile il suo io razionale. Ma che succede se si applicano queste tecniche in ambito politico, o sociale o economico? Si ottiene la manipolazione di intere masse, che risulteranno sempre più polarizzate e senza possibilità di dialogo. Avete un déjà vu eh? Ma si, lo vediamo ogni volta che si avvicina un'elezione e il "gregge" degli elettori viene polarizzato a dovere su posizioni che sembrano inconciliabili e con toni che sembrano da curva sud dello stadio. Pensate queste tecniche applicate alla generazione di contenuti "verosimili" ma non veritieri, le fake news. Queste titillano l'io emotivo delle persone per cui quegli argomenti sono importanti, e fanno di queste persone dei crociati che spesso e volentieri non investono tempo nel verificare la notizia. Questo porta al punto successivo:

3. La tecnologia responsabile. Quando i modelli di business e di monetizzazione di una tecnologia la cambiano anche parzialmente, così come il loro uso, la società intera, la politica in primis, dovrebbe riflettere sul definire un chiaro ambito di responsabilità della società che fornisce i servizi in questione.  Dal momento che con i big data disponibili alle varie Facebook, Google, Instagram e similari è possibile inviare messaggi mirati ad ogni singolo utente, è essenziale che i messaggi veicolati rispondano a criteri di eticità, che siano veritieri, che non siano dannosi. E' qui che la forza morale dell'uomo deve imporsi sopra il dominio delle macchine, e deve farlo subito, poiché le capacità tecnologiche crescono ad un ritmo tale che, senza controllo, portano e continueranno a portare ad effetti nefasti ed imprevedibili. Non a caso tra gli intervistati di The Social Dilemma, c'è chi inizia a temere una guerra civile. 

4. La tecnologia cresce esponenzialmente. E' un dato di fatto, come già teorizzato dalla legge di Moore negli anni '60-'70. La tecnologia, la rapidità di calcolo dei computer per esempio, ma anche la velocità di trasmissione dati in rete, o la capacità di memorizzazione, crescono in modo esponenziale, portandoci ad un vero e proprio imperativo morale: se non agiamo responsabilmente nei confronti della tecnologia sia a livello politico, che a livello aziendale, che a livello di singoli utenti, la tecnologia prenderà facilmente il sopravvento, rendendoci automi che agiscono sulla base di "suggerimenti" che un algoritmo complicatissimo ha scelto per noi.  

Non si sta dicendo che la tecnologia è cattiva, al contrario. Ma mentre il progresso cresce a ritmi da capogiro, il quadro normativo di riferimento non riesce a stare al passo, e questo in particolare lascia aperte aree grigie di utilizzo anche fraudolento delle tecnologie, che potrebbero avere effetti negativi se non devastanti, e nel film se ne fanno alcuni esempi. 

Analogamente nel film "Brexit" si racconta com'è andata la campagna referendaria per l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, primo caso di campagna referendaria online eseguita con l'ausilio dei big data ottenuti fraudolentemente, come ormai noto dal caso Cambridge Analytica, nell'assenza o meglio nel ritardo di intervento da parte del governo. In quanti altri ambiti il ritardo è ormai conclamato? Si pensi all'infotainment a bordo dei veicoli, che per il guidatore viene oscurato durante la marcia. Un sistema simile sarebbe tecnicamente possibile anche sugli smartphones, ad esempio impedendo la lettura o scrittura di messaggi quando si è alla guida, ma ad oggi non c'è una legge che lo imponga, e di conseguenza non si è sviluppata la soluzione tecnologica che eviterebbe un numero elevato di incidenti stradali. 



E mentre la politica e le società discutono come perfezionare le norme che regolano l'utilizzo della tecnologia, l'unica arma che abbiamo è proteggerci da soli, essere consapevoli dei rischi, esercitare il senso critico, darci dei limiti anche nel tempo di utilizzo, se necessario. 

D'altra parte, così come per le notizie, per cui quelle negative viaggiano 6 volte più rapidamente di quelle positive, dobbiamo essere consapevoli che i problemi delle nuove tecnologie hanno un moltiplicatore che li fa percepire come più grandi rispetto ai vantaggi che esse hanno da offrire, e pertanto non dobbiamo mai perdere l'ottimismo e la consapevolezza sul fatto che tali tecnologie hanno anche un effetto estremamente positivo nella soluzione di problemi di tutti i giorni, dalla gestione delle emergenze alle raccolte fondi, fino al permettere agli expat come me di tenersi in contatto con i propri cari.

I principali prodotti finanziari

In articoli precedenti sul tema dell'indipendenza finanziaria abbiamo parlato di quanto sia importante preparare una strategia che passa attraverso l'investimento, iniziare quanto prima e lasciare che il tempo e l'interesse composto lavorino sulle nostre finanze. Abbiamo anche introdotto il broker e la sua scelta, ed oggi vediamo più da vicino quali sono gli strumenti finanziari a disposizione. 

Ci sono diversi tipi di prodotti finanziari, normalmente chiamati "asset" o "asset classes" sui cui si può investire, ai fini dell'indipendenza finanziaria (FI) è raccomandato usarne solo alcuni, in modo da avere una allocazione degli asset il più semplice possibile.


1. Azioni 

Le Azioni sono quote frazionarie di aziende come FCA, Apple o Google. Possedere azioni fa del proprietario un "azionista" dell'azienda in questione, ed equivale a possedere una frazione dell'azienda e a parteciparne ai profitti. Il valore delle azioni di queste aziende di solito cresce nel tempo, e alcune di esse distribuiscono periodicamente dividenti per gli azionisti, per retribuirli del loro impegno nel finanziare le attività dell'azienda stessa, appunto attraverso le azioni acquistate.





2. Bond

I Bond sono strumenti con cui si presta denaro ad un ente emittente, in cambio della restituzione del denaro dopo un periodo di tempo prefissato, o periodo di maturazione. In cambio del prestito, l'ente emittente remunera il prestatore (l'investitore) con una quota di interessi normalmente fissata all'acquisto. Gli enti che emettono Bond sono tipicamente società o governi. 


3. Real Estate

Real Estate è il termine inglese per gli investimenti immobiliari; ma questo non vuol dire necessariamente l'acquisto diretto di appartamenti, uffici o similari. A questa modalità di investimento infatti si aggiungono i REITS, Real Estate Investment Trusts, che sono prodotti finanziari che a loro volta finanziano attività immobiliari, in cambi di un interesse, un po' come avviene con i Bonds.


4. Fondi Comuni

I Fondi Comuni sono un tipo di investimento spesso proposto dai promotori finanziari che consiste nella gestione attiva attraverso azioni, bond e altri asset, da parte del gestore del fondo. Sono "Comuni" perché diversi investitori mettono il proprio capitale in un portafoglio comune; la loro gestione è attiva perché sulla base della strategia prescelta, il fondo viene gestito comperando e vendendo nel tentativo di massimizzare il guadagno per gli investitori. Ovviamente gli operatori che eseguono l'acquisto e la vendita dei prodotti sottostanti vengono remunerati e quindi questo tipo di prodotti è di solito più costoso che i prodotti passivi.  I Fondi Comuni non sono uno strumento tra i preferiti da chi insegue l'indipendenza finanziaria per almeno due motivi: il primo, perché la gestione attiva prevede che il gestore sia così bravo da riuscire a battere il mercato, cosa che è statisticamente falsa. Il secondo è che sono strumenti costosi, e non c'è motivo di lasciare preziosi punti percentuali di guadagno, soprattutto in assenza di garanzie di guadagno.


5. ETF

Un Exchange Traded Fund è un insieme di azioni o bond che viene scambiato presso un mercato azionario come la Borsa di Milano, con le stesse modalità di un titolo azionario. La maggior parte degli ETF replicano un indice azionario, come lo S&P500 o il FTSE 100, e la loro gestione è passiva, ossia una volta acquistato il prodotto, questo rimane inalterato per lungo tempo, senza che dei gestori ne modifichino la composizione. Gli ETF sono strumenti preferibili per la loro semplicità, il loro basso costo, essendo passivi e la loro trasparenza. Come vedremo in altri post, gli ETF possono essere a replica fisica o sintetica, ossia possono effettivamente comperate le azioni sottostanti o prodotti derivati da esse.





6. Gli Hedge Funds

Questi prodotti sono come i Fondi Comuni, ma differenza di questi ultimi non sono trasparenti e possono usare strumenti finanziari complessi come i derivati. Hanno gli stessi difetti dei Fondi Comuni e pertanto non preferiti ai fini della FI.


7. Oro

L'oro è per definizione il bene rifugio, e come tale può essere comperato e venduto sia nella sua forma fisica che come ETF (ETC, in questo caso). Il suo prezzo di solito aumenta nelle fasi di crisi finanziaria e si deprezza quando il mercato è in crescita; per questo motivo è importante ribilanciare regolarmente  nel caso si scelga di tenere questa commodity nel proprio portafoglio.




8. Altre Commodities

Oltre all'oro ci sono altre materie prime che possono essere scambiate sui mercati: metalli preziosi, petrolio, sementi... e anche queste fluttuano in valore e tendono ad allinearsi con l'inflazione.


9. Critpocurrencies

Sono divenute famose da quando Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo dietro il quale si nasconde l'inventore del Bitcoin, ha introdotto la tecnologia del Blockchain e rivoluzionato il concetto di moneta digitale. Tutti sanno che le cryptocurrencies sono valute digitali, ma non tutti conoscono il meccanismo tecnologico su cui si basano e ancor meno sono in accordo sul considerarle vere valute o solo uno strumento virtuale senza alcun valore sottostante reale. Mentre è ormai storia che il valore del Bitcoin abbia raggiunto livelli tali da rendere milionarie le persone che ci hanno creduto dall'inizio, ad oggi nessuno sa prevedere se il Bitcoin o altre delle svariate criptovalute esistenti cresceranno in valore o si dimostreranno essere una bolla speculativa. Quel che è certo è che la tecnologia su cui si basano è estremamente interessante e se si è interessati ad investire su questi strumenti, è meglio farlo sui prodotti "seri" (come ad esempio Bitcoin o Ethereum) e farlo con piccole quantità di denaro, sapendo che potrebbe andare interamente perso. In questo senso non è il tipo di prodotto adatto alla FI, ma essendo una tecnologia nuova capisco il volerci mettere un piedino...


Ai fini della FI, i prodotti che sono fortemente preferiti per la loro trasparenza, i lori bassi costi, il loro basso rischio, il fatto di adattarsi bene ad un orizzonte di investimento pluriennale, sono gli ETF. 

Tra questi, i prodotti Vanguard sono in genere i più economici ed è possibile sceglierne a basso rischio, come il VT o il VTI per i titoli azionari, o il VAGP per i bond, ed in generale, la regola di mantenere un portafoglio semplice è un buon compromesso tra risultati e semplicità di gestione, anche fiscale e di ribilanciamento.

E voi? Quali sono i prodotti finanziari che preferite?