Un ricordo di mio nonno: la Isomoto250


Mio nonno materno, Giuliano, era il medico di Montelupone, un paese marchigiano in provincia di Macerata a sud della valle del fiume Potenza, tra Recanati e Morrovalle. Un paese piccolo, con 3500 abitanti, ma molto carino, un po' arroccato e con una splendida piazza centrale, la piazza della chiesa, dove c'era anche la casa dei miei nonni, dove mia mamma e mia zia hanno passato la loro fanciullezza, e dove da bambino giocavo in giardino, ricordo ancora, con le tartarughe di mia nonna.

Nonno Giuliano è vissuto tra il 1908 e il 1969, portato via da un'ulcera prima che io nascessi, ed era il medico condotto del paese. Pur non avendolo conosciuto di persona, la sua presenza è sempre stata forte nella mia famiglia; il ricordo di quest'uomo simpatico, sempre pronto allo scherzo anche salace, la sua dedizione alla medicina e ai pazienti, alcune delle sue massime e numerosi aneddoti si sono tramandati attraverso mia nonna, mia mamma e mia zia, che ne hanno sempre conservato un ricordo allegro e mai malinconico, fatta eccezione per le circostanze della morte. Per esempio era un amante dell'opera lirica, e cantava con voce intonata, profonda e baritonale per le vie del paese quando andava a trovare i suoi ammalati.  

E' un personaggio della mia famiglia a cui mi sono sempre sentito vicino, pur senza averlo mai incontrato; ogni volta che ne incrocio lo sguardo su una delle foto che lo ritraggono, vedo un bell'uomo schivo, di una eleganza innata dovuta alla sua grande cultura e alla sua grande umanità, modesto e amico degli ultimi, con il sorriso di colui che non si prende troppo sul serio, generoso e capace di godere dei piccoli piaceri della vita.



Durante la sua vita è stato un medico apprezzato, al punto che gli è stata intitolata la sezione della sede dell'Avis di Montelupone, e la cittadina ne ha onorato il ricordo spesso, sempre invitando mia mamma alle celebrazioni. E' molto bello che si sia lasciato indietro un ricordo così positivo che dura da oltre 50 anni! D'altra parte sentirsi raccontare gli aneddoti della sua vita da medico, il suo essere sempre pronto a salire in sella alla moto per andare a visitare i pazienti, permette di capire i motivi che ne abbiano fatto una persona così amata dalla sua Montelupone.

Era un motociclista, Giuliano, un amante delle moto Iso, di cui aveva avuto vari modelli. La Iso era una società di Bresso che produsse vari motocicli, tra il '48 e il '56, per poi dedicarsi alle auto, con il nome di Iso Rivolta, nome noto tra gli appassionati di auto d'epoca. L'azienda chiuse nel '74, anno in cui nacqui io.




Nonno Giuliano passò nel '56 al nuovo modello di moto Iso, la Iso 250, una moto con caratteristiche meccaniche innovative per il mercato italiano dell'epoca. Era infatti dotata di trasmissione a cardano, di miscelatore e di cambio a bilancino, con un'intelligente meccanismo che permetteva di tenere la moto in folle semplicemente premendo il pedale del cambio, senza usare la frizione. Il motore era un due tempi di 236 cc, a singolo cilindro con pistone sdoppiato, soluzione che garantiva consumi bassissimi.

Mi sembra quasi di vederlo, mio nonno, rispondere al campanello di casa a qualunque ora del giorno o della notte, quando il parente di un paziente passava per un'urgenza, imbracciare la borsa di pelle con il ricettario e salire sulla fida Iso per recarsi dal povero malato. Giuliano tenne la moto per oltre 10 anni, da cui credo di non sbagliare nel dire che ne doveva essere entusiasta.

Quando, dopo che Giuliano venne a mancare nel 1969, la moto passò a mia nonna, che non la guidava, in breve tempo venne radiata d'ufficio dal registro automobilistico e tenuta nel capanno degli attrezzi della casa in campagna dove mia nonna ha vissuto fino al 2001. 

In quel capanno rimase per quasi 50 anni! 

A me piangeva il cuore quando la vedevo abbandonata alla ruggine e all'inutilizzo; era una bella moto ed era stata il mezzo di mio nonno, mi sarebbe sempre piaciuto riportarla allo splendore originario, e così, anche grazie al supporto di mia moglie, l'abbiamo consegnata ad un restauratore che l'ha resuscitata e riportata allo stato "come nuova", per quanto possibile dopo tutti quegli anni. 

Poi è arrivato il Covid, ed è stato complicato organizzare le pratiche per portarla in Svizzera e finalmente immatricolarla; tutto il processo ha richiesto un esborso non trascurabile, e un' attesa molto lunga.

Fino a sabato scorso.



Finalmente l'ho messa in moto e ci ho girato un po', assaporando il rumore del due tempi caratteristico delle Iso, e cercando di fare pratica con il cambio a bilancino che si trova sotto il piede destro, anziché sotto il sinistro come nelle moto moderne. Ed ora, anche se la stagione è pressoché finita, già non vedo l'ora di mettere i guanti, allacciarmi il casco e scendere in garage per accenderla e farci un giretto senza troppo affaticarla, e con il vento in faccia, ripensare a che personaggio che deve essere stato nonno Giuliano.


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