Prendi un sabato di brutto tempo, 4 amici anticonvenzionali e con una sana vena nerd, che con noi fanno 6, una sala giochi in realtà virtuale, mescola tutto lentamente e...
Il teaser
Era lo scorso inverno quando avevo iniziato a vedere gli annunci pubblicitari della Fusion Arena su Facebook; un breve video che mixava spezzoni di azione "reale" con persone vestite con corpetto, sensori, cuffia e armi giocattolo, con sequenze dell'azione nel mondo virtuale corrispondente, ricco di zombie, enigmi e musica metal martellante. Il mio cervello razionale ci ha messo circa 2 secondi per arrivare all'ovvia conclusione: "Fichissimo, devo provarlo al più presto"
Dopo mesi di indecisione, temporeggiamenti, e tentativi di convincere mia moglie che sì, sparare virtualmente, immersi in un ambiente virtuale può davvero essere divertente, alla fine ci siamo decisi a provarla, la Realtà Virtuale.
Probabilmente per l'arrivo dell'autunno, o semplicemente perché l'avevo sfinita, la santa donna mi ha accontentato e abbiamo organizzato un sabato sera al fulmicotone, alla Fusion Arena di Zurigo, coinvolgendo altre due coppie di amici, italiani anche loro.
Abbiamo prenotato online, selezionato il gioco a cui avremmo partecipato (Showdown PvP - un team deathmatch a squadre) e ricevuto regolare email di conferma con tutte le istruzioni del caso.
Una buona preparazione
All'arrivo, l'arena era occupata dal gruppo precedente a noi, che a giudicare dal numero elevato doveva aver provato una delle avventure di esplorazione.
Fanculo l'esplorazione, noi volevamo il sangue.
La ragazza al bancone, Bonnie, ci spiega dettagliatamente, in inglese, come funziona il gioco, mentre alle sue spalle scorrono le immagini del training della StadtPolizei di Zurigo, a mezzo della Realtà Virtuale. Molto bene.
Ci spiega che nel gioco potremo camminare, ma non correre o saltare o sdraiarci a terra; e dovremo cercare di tenerci a distanza di un braccio l'uno dall'altro, ed in generale non dovremmo barare, cioè nasconderci all'interno dei muri. Non avresti dovuto dirlo, Minnie.
Il gioco, continua, inizierà quando sentiremo una sirena, e quando la sentiremo nuovamente vorrà dire che il round è finito e dovremo tornare alla nostra stazione base per il trasferimento alla struttura militare successiva, il tutto per 3 round di amorevoli fucilate tra coppie sposate, cadenzati dal suono di una sirena...ehm.
Mindy entra quindi nella stanza della VR, e ne esce con un fucile di plastica dalle linee futuribili. E' la nostra arma, dotata di pulsante di ricarica e pulsante per cambiare modalità... da fucile d'assalto a fucile da cecchino. Molto interessante. Purtroppo, ci spiega, non c'è lanciagranate, e non è neanche possibile colpire il nemico da tergo con il calcio del fucile. Peccato!
Quando entriamo nella sala VR siamo tutti ben gasati, è una stanza nera, vuota, sul soffitto ci sono una serie di telecamere agli infrarossi e sul lato sinistro 10 postazioni numerate per la "vestizione". Qui ciascun giocatore indossa un corpetto, un sensore per ciascuna mano, un sensore per ciascun piede, un visore per la realtà virtuale, cuffie con microfono e ovviamente l'arma.
Ormai vestiti di tutto punto, e completamente al buio per via dei visori ancora spenti, l'aria si fa elettrica. Quando ecco che la luce prorompe e ci proietta in un ambiente bianco, asettico, nell'attesa che il "gioco" venga caricato.
Al mio via, scatenate l'inferno
Pochi secondi ancora immersi nel bianco ed ecco che all'improvviso ci troviamo tutti insieme su un dirupo virtuale. Ci guardiamo intorno, ognuno di noi sembra indossare una tuta da ranger del futuro, ognuna di un colore diverso, la testa coperta da un casco integrale. Il dirupo ha una stradina selciata che ci conduce ad un unico punto sospeso sul mare, il punto di raccolta da cui avrà inizio la nostra guerra. Già sappiamo cosa dobbiamo fare: i ragazzi seguire il percorso rosso e le ragazze seguire quello blu, arrivare alla propria stazione base, toccare insieme il diamante che troveremo li.
Inizia così il primo round, si spara, si cerca il nemico, ci si ricorda a intermittenza di abbassarsi, star coperti dietro i muri e le porte, sbucare da una finestra, ci si ricorda sempre poco di ricaricare, e quando finalmente ti ho sotto tiro... maledizione mi hai beccato! Sirena, si torna alla base.
Primo round a nostro favore, ma le ragazze sono agguerrite, e il fuoco amico non scherza. La pedana si sposta e ci porta all'ingresso della seconda arena, dove facciamo largo uso degli ascensori e del fucile da cecchino, entrambe le squadre. Anche il secondo round ci è largamente favorevole. Molto bene, visto che l'unica cosa che non possiamo permetterci è la sconfitta.
Il terzo round è in un posto strano, gli ascensori portano a torrette la cui geometria non è verticale, ma obliqua, Un paradiso per i cecchini. Qui mia moglie da il meglio di se, ma non basta a colmare il divario. Sirena, si torna alla stazione base, il gioco è finito.
All'uscita dall'Arena non si parla d'altro che di sequenze del gioco appena fatto, come in un moviolone del Processo del Lunedì, commentato dai protagonisti dell'azione in campo. Ci dirigiamo in un Pub per birre e patatine, a chiudere un bel sabato sera alternativo.
Ma la soddisfazione più grande non è né la vittoria, né aver fatto bene personalmente, né il video, né la birra con patatine: è vedere l'espressione entusiasta delle mogli che con una vena sanguigna negli occhi, ci giurerei, si sono subito messe a rilanciare, a dire che dobbiamo rifarlo, magari contro gli zombie, o semplicemente tra noi ancora, per una rivincita.
Eh sì, credo proprio che non mancherà la rivincita.
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