La Zanzara - fine di un' era?

Tutto il resto è noiaaaaa... canta il Califfo nella famosissima canzone omonima, sigla introduttiva della trasmissione radiofonica "La Zanzara", che ogni giorno su Radio24, nel "driving time", la pregiatissima fascia oraria tra le 18.30 e le 21.00, sollazza milioni di Italiani.
Da quasi quindici anni, Cruciani e Parenzo intrattengono gli ascoltatori della radio di Confindustria con una trasmissione davvero diversa rispetto al palinsesto dell' emittente: un mix geniale di commenti su notizie perlopiù marginali di carattere politico, etico, sessuale e di costume, ospitate di personaggi più o meno illustri, interventi degli ascoltatori, il tutto condito da Jingles e musiche che mischiano gli interventi più grotteschi con rock, rap e persino trap (prima era la musica, la melodia, passione.. cit)



Conosco bene questa trasmissione, l'ho ascoltata dalle origini e l'ho vista cambiare nel tempo, pur rimanendo fedele a se stessa. Negli ultimi sette anni, in cui mi sono trasferito all'estero, ho continuato ad ascoltarla in podcast, anche in ritardo di settimane, ma sempre divertendomi molto e provando, nel sentire il susseguirsi di interventi, un insieme di emozioni contrastanti, alle volte rabbia, alle volte disgusto o vergogna, alle volte compiacimento cercando di frenare una risata irresistibile.

La stagione 2020 potrebbe essere l'ultima di questa disgraziata emissione radiofonica. 
Poco male per i conduttori, che sono in realtà già ben inseriti nei palinsesti televisivi, e che probabilmente iniziavano a soffrire un rapporto costi/benefici non più conveniente. 
Per la radio, invece, sebbene la Zanzara sia sempre stata criticata per un uso sguaiato del linguaggio (si usa pesantemente l'eloquio volgare), per l'ospitare ogni sorta di mostro moderno, da fascisti a nazisti, da prostitute o trans a ultra-cattolici intransigenti, da camionisti galeotti a puttanieri impenitenti, da influencer a giornalisti più o meno disgraziati, la mancanza di questa trasmissione creerà un buco che dovrà essere riempito con qualcosa che funzioni altrettanto bene in termini di ascolti e di raccolta pubblicitaria. 

A me, sì, lo ammetto, La Zanzara mancherà
Mi mancheranno i Jingle di La Corte, le imitazioni di Parenzo e Merku', le telefonate deliranti di Donato da Varese, Mauro da Mantova, Efe Bal, il demone scimmia, Fabrizio da Milano, Davide il vikingo, er Brasile, Paco spada di fuoco, il grillino palermitano e il Karma... e penso che sarò in buona compagnia, con molti ascoltatori appartenenti a tutte le classi sociali, dal nord al sud e persino dall'estero, dipendenti e imprenditori, politici e papponi, tutti accomunati dalla voglia di sentirsi normali, parlare in modo diretto, vero, volgare.

Ma cosa è volgare? E' sufficiente il turpiloquio per definire la volgarità? Non sono più volgari gli atteggiamenti di menefreghismo, di scarso senso civico, di opportunismo, di ruberia, di doppiopesismo, di benaltrismo, specie se mascherati da un eloquio elegante?

Come per la bellezza, che è negli occhi di chi guarda, ed è quindi un attributo del soggetto che può vederla, cosa ancor più vera nei soggetti innamorati, così per la volgarità, che è insita in noi, per il solo fatto di avere le orecchie, cosi' come ricordato da un inarrivabile Corrado Guzzanti nelle vesti di Gianfranco Funari. 




Quale che sia la trasmissione sostitutiva, dovrà misurarsi con un compito non semplice: quello di accompagnarci nella guida e far sí che arrivati al casello di Carisio possiamo ridere, ridere.

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